Uno studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) mostra che, contrariamente alla convinzione diffusa nel settore dell’energia solare, celle e moduli FV non devono necessariamente durare da 25 a 30 anni per essere economicamente redditizi nelle condizioni di mercato esistenti già oggi. Al contrario! Secondo i ricercatori di tale Istituto, moduli FV con una vita utile iniziale di appena 10 o 15 anni possono rappresentare una scelta economica sensata anche per installazioni di scala utility.
Si tratta di pannelli solari che durano meno anni, ma che hanno performance medie uguali o superiori a quelli tradizionali, che costano meno e la cui minore vita utile sia una scelta energeticamente efficiente, economicamente conveniente e tecnicamente funzionale alla loro sostituzione dopo 10 anni con moduli più performanti e al passo con i progressi della ricerca solare.
Questo cambio di prospettiva può aprire la porta a promettenti tecnologie fotovoltaiche, che finora erano state scartate a causa di una loro durata ritenuta insufficiente.
Per la loro analisi, i ricercatori hanno esaminato tre diversi tipi di installazioni FV:
- un impianto residenziale da 6 kWp;
- un sistema commerciale da 200 kWp;
- un grande sistema su scala utilty da 100 MW ad inseguimento solare.
Hanno usato inoltre una varietà di scenari sui progressi futuri nello sviluppo della tecnologia solare, sui finanziamenti e sullo smaltimento dei moduli iniziali dopo la sostituzione, compreso il loro riciclaggio.
Tali scenari sono stati validati utilizzando quattro sistemi indipendenti per il calcolo del costo livellato dell’elettricità (LCOE), una metrica standard per confrontare la redditività economica delle diverse fonti di elettricità.
In tutti e tre i tipi di installazione, a seconda delle condizioni locali, lo studio ha riscontrato che la sostituzione con nuovi moduli dopo 10-15 anni potrebbe in molti casi fornire dei vantaggi economici, mantenendo allo stesso tempo i numerosi benefici ambientali e di riduzione delle emissioni.
Il requisito di base per la competitività in termini di costi è che qualsiasi nuova tecnologia solare, almeno per quanto riguarda gli Stati Uniti, dovrebbe iniziare con un’efficienza del modulo di almeno il 20%, un costo non superiore a 30 centesimi per watt e una durata di almeno 10 anni, con prospettive di miglioramento su tutti e tre i fronti.
I ricercatori hanno, in varie occasioni, constatato che accennando di tali pannelli che hanno una durata minore rispetto a quelli che di solito siamo abituati a vedere in giro attualmente che è appunto di 25 -30 anni, nessuno crede al fatto che possano essere più performanti di quelli tradizionali.
Ancora sostengono che la “durata reale di un quarto di secolo è comunque difficile, se non impossibile, da testare sul campo e legarsi mani e piedi a questo tipo di approccio può finire per avere effetti negativi, invece che positivi, sia sulla qualità degli impianti che sui loro ritorni economici, oltre che sulla rapidità della decarbonizzazione”.
Al giorno d’oggi, il ritmo con cui aumentano le efficienze dei moduli FV rende rapidamente obsoleti, da un punto di vista delle performance, moduli FV comprati solo pochi anni prima e che, quindi, forse, non hanno tutto questo bisogno di durare 30 anni.
L’economia dell’industria solare è cambiata negli ultimi anni, dicono i ricercatori. Oggi il prezzo dei moduli è calato così tanto che questi non rappresentano più la voce principale di costo di un impianto FV. I termini dell’equazione si sono rovesciati: oggi è il cosiddetto “balance of system” o BOS, cioè tutto quello che costituisce l’impianto FV tranne i moduli a rappresentare il costo principale.
Ribadiscono gli studiosi che, fintanto che moduli FV più recenti sono elettricamente e fisicamente compatibili con le strutture di appoggio, inverter e cablaggi, può avere economicamente senso sostituire i vecchi moduli con quelli più nuovi e migliori non appena disponibili, riutilizzando il resto del sistema e riciclando i moduli FV sostituiti.
Dovrebbe insomma farsi strada la consapevolezza e l’attesa fra gli operatori che potranno sostituire i moduli due o tre volte nel corso della vita di un impianto, senza per questo subire perdite economiche, ma anzi aumentando i propri utili o risparmi.